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La Storia di Casteldaccia - Comitato Festeggiamenti San Giuseppe Casteldaccia

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La Storia Di Casteldaccia
La storia di Casteldaccia inizia ufficialmente il 05/01/1737 data in cui viene stipulato il contratto con il quale il marchese Ignazio Vincenzo Abate di Lungarini acquistava da don Giuseppe Marziano, priore dell’oratorio S. Filippo Neri di Palermo, 24 salme, 6 tumuli ed un quarto di terre site nella valle di Mazara, vicino Palermo, nella contrada dell’Accia, tale luogo era denominato “Castellazzo”. Nel citato atto di acquisto si legge che la proprietà acquistata dal marchese Lungarini comprendeva un castello cui erano annesse delle case coloniche ed una cappella. Preso possesso della terra il marchese pensò alla fondazione di un nuovo paese, ma tale progetto venne ostacolato dal vicino marchese d’Altavilla. Per far tacere tale opposizione, il Lungarini cedette al nobile altavillese l’acqua che scaturiva dalla sorgente del feudo Navurra e così, nei primi anni del vice regno borbonico ottenne la licenza che gli permise di fondare il nuovo paese: “villa di Castellazzo”. Con il permesso regio arrivarono anche diversi contadini e gradualmente il paese si accrebbe e mutò volto e nome. Così l’appellativo”villa di Castellazzo” divenne Casteldaccia, dopo l’uso intermedio dei termini “Castriate”, “Castri dell’Accia”, e “Castel d’accia” prendendo spunto dal castello, ancora esistente, e dal feudo Accia cosiddetto per l’abbondanza di sedano (accia in dialetto) prodotto nel territorio. Aumentando sempre più il numero di abitanti, nel 1746, il marchese di Lungarini fece edificare una nuova chiesa , l’attuale matrice dedicata all’Immacolata Concezione di Maria che, molto più ampia di quella già presente rispose meglio ai bisogni della cresciuta popolazione. Casteldaccia nel 1826 fu aggregata al comune di Solanto che comprendeva i villaggi di Santa Flavia, sant’Elia, Porticello. Questo stato d’autonomia comunale associata, durò circa 28 anni, fino a quando i rappresentanti casteldaccesi, fecero istanza alle competenti autorità, affinché l’abitato fosse dichiarato comune autonomo. Ciò avvenne il 1° maggio 1854, quando il re Ferdinando promulgò il decreto col quale il villaggio di Casteldaccia, separandosi dal Comune di Solanto, viene elevato a comune autonomo. Casteldaccia, favorita dalla sua collocazione geografica, dalla feracità del terreno e dalla laboriosità dei suoi abitanti, è diventata, nell’arco del 21° secolo, un centro demograficamente sviluppato, con diecimila abitanti, che ha saputo mantenere quel carattere prevalentemente agricolo che l’ha contraddistinta fin dall’origine. Infatti le principali risorse del paese, sebbene non più redditizie come in passato, sono i prodotti della terra: l’uva, le olive, il grano ed i pregiati limoni verdelli. All’uva e alle olive è strettamente connessa l’industria locale. Oggi Casteldaccia grazie alla valorizzazione delle sue risorse ambientali (panorama, verde e mare) e ad un ormai affermazione del turismo residenziale, tende a diventare sempre più centro turistico.


La Storia della Festa di San Giuseppe

La festa patronale di San Giuseppe, risale al 1827 come risulta da un documento storico presso l’archivio dello Stato, ed è il momento riassuntivo delle devozioni del popolo casteldaccese che si stringe attorno al proprio Santo protettore riconoscendo in esso la propria identità. Casteldaccia, essendo un paese sulla costa, sotto l'influenza del capoluogo siciliano, nel tempo ha stentato a conservare le proprie tradizioni, non almeno nella misura in cui hanno resistito i paesi dell’entroterra, dove la condizione rurale ha favorito la conservazione di tali momenti. Tuttavia, grazie all'impegno e alla dedizione del Comitato Festeggiamenti San Giuseppe, costituitosi legalmente nel 1999, tali tradizioni e precisamente la Festa del Patrono, (San Giuseppe appunto), hanno ripreso il loro vigore e costituiscono nuovamente il momento più importante e più atteso dell'anno casteldaccese. Il Patrono viene festeggiato durante l'anno in due momenti: il 19 marzo, solennità liturgica di San Giuseppe, la festa è esclusivamente di carattere religioso. La solennità viene preceduta da una novena di preparazione, e la vigilia cioè il 18 dalla tradizionale tavolata di San Giuseppe con degustazione del minestrone e del pane benedetto, dalla “vampa” e dai fuochi d'artificio, e la processione il giorno a lui liturgicamente dedicato con gli altri di pane. La festa più importante si svolge però ad agosto e unisce al momento prettamente religioso manifestazioni di vario genere. Tale festa si collocava in tempi passa ti come culmine del ciclo dei campi, occasione per ringraziare il Santo del raccolto annuale. Tale valenza agricola si è persa, e i festeggiamenti in agosto rimangono un momento privilegiato soprattutto per il ritorno dei tanti casteldaccesi emigrati soprattutto negli Stati Uniti, dove hanno mantenuta viva la devozione a San Giuseppe che viene festeggiato a ottobre e Agosto a Chicago dove si trova la San Giuseppe di Casteldaccia Society, è tuttora in atto un gemellaggio che unisce il Comitato Festeggiamenti di Casteldaccia con la Società di Chicago uniti, dalla stessa devozione al Patriarca celeste e che favorisce lo scambio di cultura nei momenti di incontro annuali in Italia e negli Usa. Grazie all'impegno e alla profusione del Comitato, dell'Amministrazione Comunale che patrocina la manifestazione e di tutti i devoti, è stato possibile arricchire la festa di molteplici momenti religiosi e ricreativi. A tal proposito, nel 1999 è stato possibile organizzare le corse dei cavalli che secondo il ricordo dei più anziani, costituivano uno dei momenti più atteso di tutta la festa. Attualmente i festeggiamenti si svolgono in quattro giorni salvo qualche variazione organizzativa, solitamente venerdì, sabato, domenica e lunedì. La domenica è sempre dedicata alla processione. Il simulacro ligneo settecentesco, viene portato a spalla da 40 giovani portatori per le vie del paese al grido di "viva san Giusieppi chi stivali" a causa delle calzature con le quali l'artista originario ha voluto raffigurarlo. Durante la processione vengono effettuate le tradizionali "volate degli angeli": bambini sospesi in aria tramite delle funi che recitano poesie in onore del santo. Il tutto si conclude con il concerto di un cantante di rilievo nazionale e i tanto attesi e spettacolari giochi d'artificio. I quattro giorni sono immersi in un’atmosfera straordinaria: il suono della banda musicale, il rullo dei tamburi ,le luminarie che abbelliscono le vie cittadine, così come gli spari dei mortai che annunciano i giorni di festa, questi come tante altre cose sono suggestioni ormai care al casteldaccese che aspetta questi momenti con ansia. La festa, crogiolo straordinario di luci, suoni, colori, sapori e folklore rimane il momento aggregativo più forte per la comunità casteldaccese, che oggi come allora continua a stringersi ai piedi del suo Patrono per cercare ancora una volta aiuto e protezione.

                                                              
Comitato Festeggiamenti San Giuseppe Casteldaccia
Via Allò, 35, 90014 Casteldaccia (PA)
Carissimi fedeli,
Sappiamo con quanta devozione la nostra Comunità Casteldaccese celebra e venera il suo celeste Patrono. La festa religiosa di Marzo pur proponendo antiche tradizioni, deve tuttavia impegnare in modo particolare i valori insostituibili e fondamentali del nostro essere cristiani, per crescere in una fede cosciente e illuminata. Il Patriarca San Giuseppe, nostro Patrono, benedica Casteldaccia, i lavoratori del braccio, della mente e del commercio. Benedica le nostre famiglie, i nostri bambini, i cari giovani, affinché cresca in tutti lo spirito cristiano che permette di affrontare e superare tutte le difficoltà.
Io trasu e m'addinocchiu e dicu nn'avemaria. Essennu divotu di la Sacra Famigghia la rapprisentu a Gesù, Giuseppi e Maria.
Gesù, Giuseppi e Maria sunnu ccà prisenti adurati di tutti li Santi. Poi c'è la cena, ch'è bedda eccellenti e cuddureddi ci nni sunnu centueduna, sparti di l'aranci e l'umiuna
chi pi cuntalli ci voli nna simana. Ogni simana un mazzu di ciuri e nui chi a San Giuseppi n'affidamu, nta stu munnu di lacrimi e suspiri, cu pigghia a San Giuseppi p'avvucatu, cu prega a San Giuseppi nun pò piriri.

Viva San Giuseppe chi stivali!
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